TERAMO – Con la scomparsa di don Enzo Chiarini abbiamo perso un gigante della bontà e dell’altruismo. La sua vita vissuta sempre dalla parte degli ultimi, oggi, a poche ore dalla sua improvvisa dipartita, rende la sua figura già una leggenda, un missionario della prima ora il cui nome resterà scolpito nella vita degli africani del Burundi. A noi tanti resterà il sorriso e il buon senso di questo parroco 76enne venuto dalla piccola San Pietro di Isola del Gran Sasso per imporre, con le buone azioni, la sua figura di sacerdote sui generis. Il Burundi è stata la sua missione, molto tempo prima che tanti altri ne seguissero la strada e il solco tracciato. Bujumbura è stata la sua seconda casa. Dal 1969, quando un altro gigante della Chiesa locale, il vescovo Abele Conigli, lo sostenne nella sua ‘pazza’ idea di costruire una missione nel paese africano. Oggi la Ong Dapadu (l’acronimo, manco a dirlo, di Dalla Parte degli Ultimi) è una realtà che ha messo in campo progetti anche con il sostegno del’Unicef, che vanno dalla realizzazione di un acquedotto a Ryarusera, nei dintorni di Bujumbura, alle fontane nel centro rurale di Kiyenzid, alla sala polivalente. Don Enzo aveva sempre sottolineato l’importanza dell’istruzione riuscendo a portare fin laggiù, in un paese lacerato dalle tristi vicende legate al conflitto tra etnie, la scolarizzazione di tantissimi bambini. Ma il ‘colpo’ più importante, la consacrazione del suo impegno per far studiare i ragazzi africani, è costituito da Nadia Ntaconayigize, la pastorella burundese che voelva studaire e che don Enzo ha fatto laureare a Teramo, in Bioscienze e tecnologie alimentari, nello scorso marzo: "Nadia è un angelo – disse in una intervista don Enzo Chiarini -, un angelo che ci annuncia che bisogna cambiare, che bisogna dedicarsi, dare la vita per chi ha bisogno, per chi vuole vivere e non per chi vuole adagiarsi e lamentarsi per tutta la vita". E’ stato anche il simbolo della sua missione, della sua opera di evangelizzazione, di cui la chiesa teramana non sempre ha condiviso le azioni. Ma lui, don Enzo, il prete-non prete, faceva da solo, con il suo carattere, la sua intraprendenza e i suoi tanti amici. A Manuele Pierangeli e a Filippo Lucci, in particolare, suoi collaboratori nella onlus Dapadu, adesso spettail compito di non farlo dimenticare e proseguire nella sua opera.
La notizia: morto don Enzo Chiarini in Burundi per un attacco cardiaco. La notizia della sua morta è rimbalzata in una scarna nota proveniente dal Burundi, sua terra d’adozione, e consegnata alla Curia teramana in queste ore. Don Enzo, originario di Isola del Gran Sasso, 76 anni, è morto nella prima mattinata di oggi per un attacco cardiaco. Aveva accusato un malore nel pomeriggio di ieri ed era stato ricoverato nell’ospedale della ex capitale, Bujumbura. Si sanno poche cose dei suoi ultimi momenti di vita, fornite per il tramite del collega Filippo Lucci, grande amico del parroco teramano e componente del consiglio di amministrazione della fondazione che gestisce la missione fondata da don Enzo Chiarini nel Paese africano. Si sa che avrebbero voluto approfondire il suo stato di salute con un trasferimento in clinica nel vicino Kenya, ma non c’è stato purtroppo il tempo. Il nome di don Enzo è storicamente legato alla missione fondata addirittura nel 1969 con l’allora vescovo di Teramo, padre Abele Conigli, e all’organizzazione di volontariato Da.pa.du. Sono in corso i contatti con il consolato italiano in Burundi per l’organizzazione del rientro della salma in Italia, non prima di una decina di giorni. Alla famiglia e al fratello Piero, presidente dell’associazione teramo Nostra giungano le condoglianza della redazione di emmelle.it